Impugnare il DPCM per parchi commerciali è possibile

Chiusura nel weekend per parchi commerciali?

Il DPCM del 4 novembre 2020 ha disposto che “nelle giornate festive e prefestive sono chiusi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, ad eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole”. La norma, come sappiamo, ha creato non pochi disagi a molte realtà private, compresi i parchi commerciali che sono stati costretti a chiudere. Tuttavia, il DPCM si limita a definire “centri commerciali” e non entrare mai nel merito dei parchi commerciali, che sono dei luoghi all’aperto e ben diversi dai centri chiusi che vengono menzionati nel DPCM. Del parco commerciale non esiste, infatti, una definizione a livello nazionale disciplinata da norme statali. Alcune osservazioni di natura regionale, tuttavia, definiscono i parchi come “medie e grandi strutture di vendita e consentirebbe che gli esercizi commerciali in esso presenti possano essere di qualsiasi tipologia, compresi quindi anche gli esercizi di vicinato”. Volendo prendere l’unico riferimento normativo vigente, dunque, appare evidente come i parchi commerciali siano un’aggregazione di realtà di vendita, ma mai considerate centro commerciale o luogo al chiuso, né tantomeno mercato. Per via della loro conformazione, i parchi commerciali non possono essere un luogo di veicolo della pandemia, in quanto ogni attività possiede un proprio perimetro e una zona distaccata in cui le normali regole per la gestione dell’emergenza vigono.

Il DPCM è impugnabile?

Fatte le dovute considerazioni, appare evidente come forzare l’applicazione del DPCM per i parchi commerciali costituisca un illecito, in quanto basato su una tutela della salute dei cittadini che, essendo il parco commerciale un luogo aperto, viene meno. Il problema nasce da una scarsa chiarezza della norma, che è però stata forzata su attività di ogni tipo, complice un clima di confusione generale. Le implicazioni possono essere molte, ma la più evidente riguarda ovviamente il danno economico dell’avere imposte chiusure a luoghi che non rientravano, per definizione, in ciò che il DPCM indirizzava. Inoltre, le minacce di chiusura (ed effettive chiusure forzate) per quanto riguarda i parchi commerciali sono configurabili come un effettivo abuso degli organi giudiziari ed esecutivi, con azioni non basate sulla corretta interpretazione delle legislazioni. Accuse gravi e, purtroppo, rivelatesi necessarie per recuperare l’utile disperso in momenti dove lo Stato ha mancato di disciplinare adeguatamente i testi approvati, mantenendoli poco chiari e dando modo agli organi funzionari di agire contro gli interessi pubblici. In definitiva: sì, il DPCM del 4 novembre 2020 contiene il necessario per poter essere impugnato e potenzialmente configurarsi come un abuso di diritto, a danno di imprenditori ed esercenti all’interno dei parchi commerciali.

Lo Studio legale Adamo è a completa disposizione per assistere legalmente i clienti, aiutandoli a raccogliere i giusti documenti e sottoporre un caso al tribunale di competenza.

Precedenti e motivazioni per impugnare il DPCM

Abbiamo assistito, nei mesi precedenti, a diversi ricorsi al Tar da parte di attività che, come noi, hanno da subito notato l’incongruenza del DPCM con l’effettiva situazione di un parco commerciale. Non distinguere la presenza di parcheggi separati, negozi con ingressi e percorsi separati, da quelli di un centro commerciale dove invece ogni attività è inclusa in un unico spazio chiuso, può prefigurarsi come una grave mancanza da parte degli organi competenti, per cui chiedere, oltre ai danni del mancato ritorno economico, anche eventuali danni morali, da stabilire sulla base dell’impatto che l’errore possa aver causato agli esercenti.

Come studio legale, anche noi siamo stati colpiti dall’epidemia di COVID-19 e conosciamo benissimo le difficoltà che ci hanno sottoposto commercianti e imprenditori, che hanno subito uno stop totale o quasi per molti mesi, pur senza ricevere un aiuto chiaro e forte da parte dello Stato.

Un’altra grave assenza legislativa riguarda la mancata valutazione dei rischi di contagio che la chiusura di parchi commerciali, equiparati ai centri ha portato. Senza attività ben distanziate e indipendenti presenti nelle zone dei parchi, le persone hanno finito con l’assembrarsi nelle vie dei centri cittadini e aumentare le file, così come gli assembramenti.

Come studio composto di professionisti ed esperti di legge, crediamo che sia non solo necessario per gli esercenti recuperare i profitti mancati dalle chiusure forzate, ma soprattutto far valere i diritti di cittadini contro organi che hanno dimostrato di agire con poca accortezza, senza preoccuparsi delle effettive conseguenze economiche e sociali di provvedimenti poco chiari e, nel peggiore dei casi, insensati.

In conclusione: è possibile impugnare il DPCM? Assolutamente, rivolgiti allo studio legale Adamo. Ti offriremo tutto il supporto necessario.